le 7 meraviglie.....e più

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lon_cynthia
view post Posted on 4/11/2006, 18:41




questa lista edita da Alessandro Magno, comprende delle opere meravigliose e incredibilmente entusiasmanti....ora ne mancano alcune, poiché all'epoca ad esempio Il Colosseo non esisteva, così come altre opere meravigliose e ignote al mondo greco.
Si potrebbe aggiungere appunto il Colosseo, il Pantheon, ma anche un teatro dotato di un'acustica perfetta, eretto in grecia, e che permette ad esempio di sentire una moneta che cade nel centro della scena anche ai vertici dei 14mila posti! ^^
Altre opere di cui nn ircordo il nome (sorry) sono altrettanto degne, come quegli edifici (tempi) meravigliosi costruiti nelle rocce...cmq aggiungo quelle 7 meraviglie dei tempi di Alessandro, e spero voi aggiungiate altre opere che la mia memoria nn arriva a ricordare! ^^

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Giardini pensili di Babilonia

Situati nell'antica città di Babilonia (letteralmente, Porta del Dio), vicino alla odierna Baghdad (Iraq), i giardini pensili di Babilonia furono costruiti intorno al 590 a.C. dal re Nabucodonosor II (anche se la tradizione attribuisce la loro costruzione alla regina assira Semiramide).

La leggenda vuole che la regina - raffigurata nel celebre quadro di Degas, Semiramide alla costruzione di Babilonia, e le cui gesta sono state descritte in numerose opere liriche - trovasse nei giardini rose fresche ogni giorno, pur nel clima arido che caratterizzava la città.

Va notato che nella cultura tradizionale della Mesopotamia, il significato della parola giardino somiglia a quello di paradiso. Alcuni storici, va detto, sono in disaccordo sull'esistenza reale o meno della città di Babilonia e dei suoi giardini.

La questione della localizzazione dei giardini è ancora oggi irrisolta e gli studi, ancora in corso, hanno lasciato emergere le più varie ipotesi, tra cui anche quella che Babilonia non ospitasse affatto una delle Sette Meraviglie del mondo antico, poiché le fonti antiche, pur concordando nella descrizione dei giardini, non ne forniscono alcuna localizzazione precisa all'interno della città.

alla base della scalinata dei giardini vi erano due grandi bacini che ricevevano acqua dall'Eufrate a mezzo di condutture sotterranee. Ai bacini erano connesse delle ruote che recavano, all'interno del bordo, secchi di legno o vasi d'argilla. quando le ruote venivano azionate dalla forza umana, questi ultimi si riempivano per poi lasciar ricadere l'acqua in un collettore sito al piano superiore, dove avveniva lo stesso precedimento, fino a raggiungere il livello iù alto. Qui si trovava una cisterna da cui l'acqua poteva facilmente essere ridistribuita, attraverso condotti a caduta, a tutta la superficie dei giardini, sia a scopi irrigui che con funzione ornamentale.

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Colosso di Rodi

Il Colosso di Rodi era un'enorme statua del dio Helios, situata nel porto di Rodi in Grecia nel III secolo a.C.. Era una delle cosiddette sette meraviglie del mondo.

Nel 305 a.C. il generale Demetrio, figlio di un successore di Alessandro Magno, invase Rodi con un'armata di 40.000 uomini. La città era ben difesa e Demetrio costruì delle enormi catapulte montate sulle navi, per distruggere le mura della città. Una tempesta gli distrusse le navi. Allora costruì a terra una torre d'assedio ancora più grande delle precedenti catapulte. I rodiesi allagarono il terreno prospicente le mura, impedendo alla catapulta di muoversi e rendendola inoffensiva. Nel 304 a.C. il generale Politemo arrivò con una flotta in difesa della città e Demetrio dovette ripiegare abbandonando la maggior parte dell'equipaggiamento.

Per celebrare la loro vittoria i rodiesi decisero di costruire una gigantesca statua in onore di Helios, il loro dio protettore. La costruzione fu affidata a Chares di Lindo che aveva già costruito statue di ragguardevoli dimensioni. Il suo maestro Lisippo, aveva costruito una statua di Zeus di una trentina di metri.

La statua era alta circa 32 metri. Secondo l'opinione di alcuni storici, la struttura era costituita da colonne di pietra con inserite delle putrelle di ferro a cui venivano agganciate le piastre di bronzo del rivestimento esterno. Per costruirla fu usata come impalcatura la torre di assedio abbandonata sul posto da Demetrio.

La costruzione terminò nel 282 a.C., dopo 12 anni. La statua restò in piedi per 56 anni, fino a che Rodi fu colpita da un terremoto nel 226 a.C. La statua precipitò in mare. Politemo si offrì di ricostruirla, ma i rodiesi rifiutarono temendo l'ira del dio Helios a seguito della ricostruzione (che veniva interpretata come un'offesa nei riguardi del dio). La statua pertanto rimase sdraiata sul fondo per 800 anni ed anche così era talmente impressionante che molti andavano apposta a Rodi per ammirarla.

Nel 654, Rodi fu conquistata dagli arabi. I vincitori si portarono via la statua tagliandola in blocchi di cui si persero ben presto le tracce.

Secondo alcune ricostruzioni, il Colosso di Rodi doveva raffigurare il dio Helios con le gambe divaricate ed i piedi poggiati alle estremità del porto di Mandraki (dove ora sono presenti le due colonne su cui poggiano dei cervi in bronzo) ed essere alto al punto da permettere il transito delle navi all'interno del porto.

Queste ultime cose dette fanno parte della leggenda ed è ciò che convenzioonalmente viene detto a tutti. Non tutti sanno che in realtà il Colosso quando cadde non finì in mare, ma cadde di schiena sulla terra ferma ed attorno alla maestosa opera fu costruito un cancello alto un metro perché ciò non fosse toccato dall'uomo. essendo a terra molti accorsero a vederlo ( come si faceva a vedere se sul fondo del mare?!)

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Mausoleo di Alicarnasso

Con mausoleo di Alicarnasso si intende la monumentale tomba che Artemisia fece costruire per il marito Mausolo, satrapo della Caria, ad Alicarnasso (l'attuale Bodrum, in Turchia) intorno al 350 a.C.
Era una delle delle sette meraviglie del mondo antico e vi lavorarono artisti come Prassitele, Briassi, Leochares, Timotheos e Scopas (quest'ultimo, di Paros).

Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, ci ha lasciato una descrizione delle dimensioni dell'edificio:


… i lati sud e nord hanno una lunghezza di 63 piedi; sulle fronti è più corto. Il perimetro completo è di 440 piedi; in altezza arriva a 25 cubiti ed è circondato da 36 colonne; il perimetro del colonnato è chiamato pteron […].

Skopas scolpì il lato est, Bryaxis il lato nord, Timotheos il lato sud e Leochares quello ovest ma, prima che completassero l'opera, la regina morì. Essi non lasciarono il lavoro comunque, finché non fu completato, decisero che sarebbe stato un monumento sia per la loro gloria sia per quella della loro arte ed anche oggi essi competono gli uni con gli altri. Vi lavorò anche un quinto artista.

Sullo pteron si innalza una piramide alta quanto la parte bassa dell'edifico che ha 24 scalini e si assottiglia progressivamente fino alla punta: in cima c’è una quadriga di marmo scolpita da Piti. Se si comprende anche questo l'insieme raggiunge l'altezza di 140 piedi ... (corrispondenti ad un'altezza di 45 metri)

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Tempio di Artemide

Il Tempio di Artemide era un tempio dedicato ad Artemide nella citta di Efeso, nell'attuale Turchia, a circa 50 Km dalla città di Izmir. Di grandi dimensioni e bellissima architettura, fa parte delle sette meraviglie del mondo antico. Iniziato da re Creso di Lidia, nel 559 a.C. per costruirlo occorsero 120 anni. Ciò che ne rimane oggi è minimo.

Era composto da più edifici, che gli archeologi hanno denominato con lettere progressive. L'edificio più antico e importante era il "D", costruito dall'architetto Chersifrone per ordine di Creso alla metà del VII secolo a.C..

Venne distrutto da un incendio doloso nel 356 a.C. ad opera di Erostrato; un pastore che motivò il suo gesto deliberato con la sola intenzione di "passare alla storia".

La leggenda afferma che Artemide stessa non protesse il suo tempio in quanto era troppo impegnata a sorvegliare la nascita di Alessandro Magno, che ebbe luogo nella stessa notte.

La ricostruzione del grande tempio di Artemide fu nuovamente distrutta dai Goti nel 262, al tempo dell'imperatore Gallieno.

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Il Faro di Alessadria

Il Faro di Alessandria, considerato una delle sette meraviglie del mondo, una delle realizzazioni più avanzate ed efficaci della tecnologia ellenistica, fu costruito sull'isola di Pharos, davanti al porto di Alessandria d'Egitto, negli anni tra il 300 a.C. e il 280 a.C. e rimase funzionante fino al XIV secolo, quando venne distrutto da due terremoti.

Fu fatto costruire da Sostratus di Cnido, un mercante greco; il progetto fu iniziato da Tolomeo I Sotere, all'inizio del proprio regno, e venne completato dal figlio Tolomeo II Filadelfo. Lo scopo dell'imponente opera era aumentare la sicurezza del traffico marittimo in entrata ed in uscita, reso pericoloso dai numerosi banchi di sabbia nel tratto di mare prospicente il porto di Alessandria e dall'assenza di rilievi orografici. Esso consentiva di segnalare la posizione del porto alle navi, di giorno mediante degli speciali specchi di bronzo lucidato che riflettevano la luce del sole fino al largo, mentre di notte venivano accesi dei fuochi.

Si stima che la torre fosse alta ben 134 metri, una delle più alte costruzioni esistenti per l'epoca, e il faro, secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio, poteva essere visto a 48 km di distanza, cioè fino al limite consentito dalla sua altezza e dalla curvatura della superficie terrestre. Era costituita da un alto basamento quadrangolare, che ospitava le stanze degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile. A questo si sovrapponeva una torre ottagonale e quindi una costruzione cilindrica sormontata da una statua di Zeus o Poseidone, più tardi sostituita da quella di Helios.

La costruzione del faro di Alessandria si rivelò di grande utilità e indusse a costruire analoghi fari in vari altri porti del Mediterraneo ellenistico. Purtroppo non si hanno descrizioni esatte del suo funzionamento, verosimilmente a causa della riservatezza che, come spesso in seguito, nel mondo ellenistico era mantenuta sugli impianti di tecnologia avanzata. Si può comunque congetturare che il fascio luminoso del faro venisse rafforzato dall'uso di specchi parabolici, come si fa oggi: le conoscenze matematiche su cui si basano questi apparati riguardano la teoria delle coniche e la catottrica ben nota negli ambienti scientifici di Alessandria (Apollonio, Euclide). Inoltre la forma cilindrica del contenitore della sorgente di luce induce a pensare che dal faro provenisse un fascio di luce girevole, ben più utile per i naviganti di una sorgente fissa. Nei secoli successivi queste tecnologie andarono perdute, come gran parte della cultura scientifico-tecnologica ellenistica. Si riprese a costruire dei fari solo nel XII secolo (la prima Lanterna di Genova è realizzata nel 1128 o nel 1139), ma senza riflettori basati sulla teoria delle coniche. Questi che verranno recuperati solo nei primi decenni del XVII secolo, in particolare da Bonaventura Cavalieri, e consentiranno la costruzione dei primi fari moderni alla fine del secolo. Su queste argomentazioni v. Lucio Russo (1996): La rivoluzione dimenticata, sez. 4.5.

Con la sola eccezione della Piramide di Cheope, che sopravvive ancora ai nostri giorni, il Faro fu la più longeva delle sette meraviglie. Rimase in funzione per ben 16 secoli, fino a quando nel 1303 e nel 1323 due terremoti lo danneggiarono irreparabilmente. Nel 1480 il sultano d'Egitto Quaitbay utilizzò le sue rovine per la costruzione di un forte nelle vicinanze. Numerosissimi blocchi ed elementi architettonici sono stati recuperati in mare, insieme alle colossali statue di Tolomeo II e della moglie Arsinoe II rappresentata come Iside.

Dal nome dell'isola Pharos ebbe etimologicamente origine il nome faro in molte lingue romanze: faro in italiano e spagnolo, farol in portoghese, phare in francese.

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Statua di Zeus ad Olimpia

La Statua di Zeus ad Olimpia, una della sette meraviglie del mondo, fu realizzata dallo scultore greco Fidia, nel 433 a.C.. Nel 394 fu probabilmente portata a Costantinopoli dove andò poi distrutta.

Dimensioni e fattezze della statua sono state dunque ricostuite sulla base delle numerose descrizioni e testimonianze provenienti dagli autori classici.

L'opera d'arte in questione, infatti, conobbe un'enorme fortuna nel mondo antico (tanto da essere riprodotta anche sulle monete d' Elide di età adrianea) e molte volte è stata citata dagli scrittori del mondo greco e latino che crearono attorno ad essa una ricca aneddotica.

Lo storico e geografo Strabone, ad esempio, riporta un episodio (Geografia, libro VIII 3, 30) secondo cui lo stesso Fidia avrebbe detto, al suo parente e collaboratore Paneno, di aver tratto ispirazione per la scultura del suo Zeus da alcuni versi dell'Iliade: "Disse, e con le nere sopracciglia il Cronide accennò; le chiome ambrosie del sire si scompigliarono sul capo immortale: scosse tutto l'Olimpo". (Omero, Iliade I, 528-530).

Il basamento della statua crisoelefantina occupava un'area di più di sei metri per dieci, e doveva superare i 12 metri di altezza.

L'impressione di monumentalità data dalla statua doveva essere accentuata dalla non troppo felice proporzione delle dimensioni tra essa e la struttura in cui era collocata: pur essendo il tempio di dimensioni considerevoli, la testa di Zeus, rappresentato seduto in trono, ne sfiorava il soffitto, tanto che Strabone ebbe a scrivere che, se il dio si fosse alzato in piedi, avrebbe scoperchiato il tempio. (Strabone, Geografia VIII 3, 30).

Un'esauriente descrizione ci viene dalle pagine di Pausania (Pausania, Periegesi V, 10, 2): Zeus reggeva nella mano destra una Nike (vittoria) d'oro e avorio, mentre nella sinistra teneva uno scettro su cui poggiava l'aquila, simbolo della divinità.


Particolare del tempio di Zeus ad Olimpia in cui si trovava la statuaLe parti scoperte della statua erano realizzate in avorio, mentre tutti gli attributi erano in lamina d'oro. Il trono, crisoelefantino anch'esso e decorato con ebano e pietre preziose, recava in rilievo numerose rappresentazioni di ispirazione storica e mitologica, idealmente collegate alle decorazioni già presenti nel tempio.

Secondo una controversa fonte bizantina, la statua fu trasferita a Costantinopoli verso la fine del IV sec. d. C., presso la dimora di Lausus, collezionista d'arte ante litteram, trovando posto accanto ad altri capolavori. Qui essa rimase fino alla sua distruzione, plausibilmente avvenuta durante l'incendio di Costantinopoli del 475.

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Piramide di Cheope a Giza

La Piramide di Cheope a Giza, anche detta Grande piramide, è l'unica delle sette meraviglie del mondo che sia giunta sino a noi, nonché la più famosa piramide del mondo.

È la più grande delle tre piramidi della necropoli di Giza, vicino al Cairo in Egitto. È stata eretta da Cheope (Horo Medjedu) della IV dinastia dell'Egitto Antico come monumento funebre. All'interno, come è accaduto per molte altre sepolture reali dell'antico Egitto saccheggiate dai violatori di tombe già nell'antichità, non è stata trovata alcuna sepoltura e ciò ha fatto nascere una miriade di teorie, spesso prive di reale fondamento, sul fatto che le piramidi non siano monumenti funebri.

L'attribuzione della grande piramide a Cheope è deducibile dalla concordanza dei rilievi archeologici i dati storici in nostro possesso costituiti dai libri dello storico greco Erodoto.


Età e posizione
La data probabile del suo completamento è il 2570 a.C., anche se da alcuni è stato proposto, attualmente senza solide basi storiche ed archeologiche, un arretramento della data di 8000 anni; è la più antica delle tre grandi piramidi nella necropoli di Giza, alla periferia del Cairo moderno, in Egitto. Poche centinaia di metri a sud-ovest dalla Piramide di Cheope sorge la piramide attribuita al suo successore Chefren, che, secondo, non certe, versioni ufficiali, costruì anche la Sfinge. Ancora poche centinaia di metri a sud-ovest è la piramide di Micerino, successore di Chefren, alta circa la metà delle due maggiori. La piramide di Chefren appare più alta in alcune foto, ma solo perché è costruita su un terreno più alto.


Costruzione

La grande Piramide di Cheope
Altra immagine della piramideQuando fu costruita la Piramide di Cheope era alta 146 metri, ma a causa dell'erosione la sua altezza attuale è di 137 metri. La sua base copre oltre 5 ettari di superficie, formando un quadrato di circa 230 metri di lato. Per quattro millenni essa fu la costruzione più alta del mondo, fino a quando intorno al 1300 fu completata la Cattedrale di Lincoln, alta 160 metri. L'accuratezza del lavoro è tale che i quattro lati della base presentano un errore medio di soli 1,52 cm in lunghezza e di 12" di angolo rispetto ad un quadrato perfetto. I lati del quadrato sono allineati quasi perfettamente lungo le direzioni Nord-Sud ed Est-Ovest. I lati della piramide salgono ad un angolo di 51º 50' 35".

Per la costruzione della Grande Piramide sono state scelte pietre di calcare, basalto e granito, pesanti ognuna dalle 2 alle 4 tonnellate, per un peso totale che si aggira intorno alle 7 milioni di tonnellate. Il volume totale è di circa 2 milioni e 600 mila metri³ . È quindi la più voluminosa piramide d'Egitto (ma non del mondo, dato che la piramide di Cholula, in Messico è più grande). Nell'epoca immediatamente successiva alla costruzione, la piramide era rivestita esternamente di pietre di calcare liscissime, portate via in seguito per essere riutilizzate in altri modi. Grazie alla riflessione di queste pietre la Grande Piramide, probabilmente, era visibile anche dalla Luna (la copertura esterna regolare è ancora visibile nella parte superiore della piramide di Chefren).

La piramide di Cheope si distingue dalle altre per la posizione sul terreno, ma anche per il grande numero di passaggi e alloggiamenti, per la rifinitura dei lavori interni e la precisione di costruzione.
Il 18 settembre 2002, alcuni archeologi cercarono, utilizzando un robot radiocomandato, di scoprire il percorso di uno di questi misteriosi passaggi, ma una volta forata la prima lastra, che ostacolava il passaggio, e fatta entrare la microcamera, ci si accorse che ce n'era subito un'altra.


Alcuni dati
Altezza totale iniziale = 146,61 m
Altezza odierna = 136,86 m
Base 230,38 × 230,38 = 53.074,94 m2
Angolo basale = 51º 50' 35"

info da wikipedia

Io aggiungerei anche ad esempio i colossi dell'Isola d Pasqua, Stonehenge, oltre i già citati Colosseo e Pantheon (pensate al sistema secondo cui non piove dentro!), e tra queste 7 meraviglie a mio avviso degne d not sono davvero i giardini pensili d babilonia, il faro d alessandria, la meravigliosa piramide d cheope ed il colosso di rodi (pensate che meraviglia arrivare a rodi in nave passando sotto questa statua colossale che stava proprio sopra l'entrata al porto!!).

a voi! ^^
 
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lon_cynthia
view post Posted on 4/11/2006, 19:29




aggiungo anche info su alcune meraviglie PLUS ^^

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Il Colosseo

Il Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è un anfiteatro della Roma antica, con tutta probabilità il più famoso al mondo; era in grado di contenere 45.000 spettatori e veniva usato per gli spettacoli gladiatori.

L'edificio forma un'ellisse di 527 m di circonferenza, con assi che misurano 188 m x 156 m. L'arena all'interno misura 86 m per 54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge i 48,5 m, ma originariamente arrivava ai 52 m.

La facciata esterna si articola in quattro ordini: i tre inferiori con 80 arcate su pilastri, ai quali si addossano semicolonne su piedistalli, mentre il quarto è costituito da una parete piena, scompartita da lesene in corrispondenza dei pilastri delle arcate. Nei tratti di parete tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari, una ogni due riquadri, e immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro, nelle quali erano alloggiati i pali di legno che venivano utilizzati per aprire e chiudere il velarium, il telo di copertura che riparava gli spettatori, manovrato da un distaccamento di marinai della flotta di Miseno.

Le semicolonne e le lesene dei quattro ordini hanno a partire dal basso capitelli tuscanici, ionici, corinzi e corinzi a foglie lisce. I primi tre ordini ripetono la medesima successione visibile sulla facciata esterna del teatro di Marcello.

Il Colosseo era circondato da un'area di rispetto pavimentata in travertino e delimitata da cippi (alcuni ancora al loro posto sul lato verso il Celio).

All'interno la cavea con i gradini per i posti degli spettatori era suddivisa in cinque settori orizzontali (maeniana), riservati a categorie diverse di pubblico, il cui grado decresceva con l'aumentare dell'altezza: il settore inferiore, riservato ai senatori e alle loro famiglie, aveva gradini ampi e bassi che ospitavano seggi di legno (subsellia); seguivano il maenianum primum, con otto gradini di marmo, il maenianum secundum, suddiviso in imum (inferiore) e summum (superiore), ancora con gradini in marmo, e infine il maenianum summum, con circa undici gradini lignei all'interno del portico che coronava la cavea (porticus in summa cavea): i resti architettonici di quest'ultimo appartengono ai rifacimenti di epoca severiana o di Gordiano II. Un settore di posti nella parte più alta, considerato il peggiore, era riservato alle donne, alle quali, da Augusto in poi, fu sempre vietato di mescolarsi ad altri spettatori.

I diversi settori erano separati da alti podi (precinctio), nei quali si aprivano le porte di accesso (vomitoria), protetti da transenne in marmo (risalenti ai restauri del II secolo d.C.). Sui gradini sono spesso incise le indicazioni dei posti e sulla balaustra del podio venivano iscritti i nomi dei senatori a cui i posti inferiori erano riservati.

Gli spettatori raggiungevano il loro posto entrando dalle arcate loro riservate. Ciascuna delle 74 arcate per il pubblico era contraddistinta da un numerale, inciso sulla chiave di volta, per consentire agli spettatori di raggiungere rapidamente il proprio posto.

Le due arcate in corrispondenza degli assi minori, precedute esternamente da un avancorpo, erano riservate agli alti personaggi ospitati nei due palchi oggi scomparsi. Immettono ciascuna in un ampio settore comprendente tre cunei, scompartito da pilastri. Il percorso aveva le pareti rivestite in marmo e presentava una decorazione a stucco sulla volta, ancora quella originale di epoca flavia. Il palco meridionale, che ospitava l'imperatore, aveva anche un altro accesso più diretto, attraverso un criptoportico che dava direttamente all'esterno.
Dodici arcate erano riservate ai Senatori e immettevano in corridoi che raggiungevano l'anello più interno: da qui con una breve scala si raggiungeva ill settore inferiore della cavea. Anche questi passaggi erano rivestiti di marmo.
Le altre arcate davano accesso alle numerose scale a una o due rampe che portavano ai settori superiori. Le pareti erano qui rivestite di intonaco, anche sulle volte.

L'arena presentava una pavimentazione parte in muratura e parte in legno, e veniva ricoperta da sabbia, costantemente pulita, per assorbire il sangue delle uccisioni.

Sotto l'arena erano stati realizzati ambienti di servizio, articolati in un ampio passaggio centrale lungo l'asse maggiore e in dodici corridoi curvilinei, disposti simmetricamente sui due lati. Qui si trovavano i montacarichi che permettevano di far salire nell'arena i macchinari o gli animali impiegati nei giochi e che, in numero di 80, si distribuivano su quattro dei corridoi: i resti attualmente conservati si riferiscono ad un rifacimento di III o IV secolo d.C..

Le strutture di servizio erano fornite di ingressi separati:

Gallerie sotterranee all'estremità dell'asse principale davano accesso al passaggio centrale sotto l'arena, ed erano utilizzate per l'ingresso di animali e macchinari.
Le due arcate sull'asse maggiore davano direttamente nell'arena ed erano destinate all'ingresso dei protagonisti dei giochi, gladiatori ed animali troppo pesanti per essere sollevati dai sotterranei.
L'arena era accessibile per gli inservienti anche da passaggi aperti nella galleria di servizio che le correva intorno sotto il podio del settore inferiore della cavea. Alla galleria si arrivava dall'anello più interno, lo stesso che utilizzavano i Senatori per raggiungere i propri posti.

L'edificio poggia su una piattaforma in travertino sopraelevata rispetto all'area circostante. Le fondazioni sono costituite da una grande platea in cementizio di circa 13 m di spessore, foderata all'esterno da un muro in laterizio.

La struttura portante è costituita da pilastri in blocchi di travertino, collegati da perni: dopo l'abbandono dell'edificio si cercarono questi elementi metallici per fonderli e riutilizzarli, scavando i blocchi in corrispondenza dei giunti: a questa attività si devono i numerosi fori ben visibili sulla facciata esterna. I pilastri erano collegati da setti murari in blocchi di tufo nell'ordine inferiore e in laterizio superiormente.

Un complesso sistema di adduzione e smaltimento idrico consentiva la manutenzione dell'edificio e alimentava le fontane poste nella cavea per gli spettatori.

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Domus Aurea

La Domus Aurea ("Casa Dorata" in latino) era un grande palazzo costruito dall'imperatore romano Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C. Costruita (in mattoni, non in marmo come talvolta si immagina), nei pochi anni tra l'incendio e il suicidio di Nerone nel 69 d.C., gli estesi rivestimenti in oro che le diedero il suo nome non erano gli unici elementi stravaganti dell'arredamento: vi erano soffitti stuccati incrostati di pietre semi-preziose e lamine d'avorio. Plinio il Vecchio assistette alla sua costruzione (La Storia Naturale xxxvi. 111).

La residenza dell'imperatore giunse a comprendere il Palatino, le pendici dell'Esquilino (Oppio) e parte del Celio, per un estensione di circa 2,5 km quadrati. La maggior parte della superficie era occupata da giardini, con padiglioni per feste o di soggiorno. Al centro dei giardini, che comprendevano boschi e vigne, nella piccola valle tra i tre colli, esisteva un laghetto, in parte artificiale, sul sito del quale sorse più tardi il Colosseo. Nerone commissionò anche una colossale statua in bronzo di 37 metri raffigurante sé stesso, vestito colll'abito del dio-sole romano Apollo, il Colossus Neronis, che fu posto di fronte all'entrata principale del palazzo sul Palatino. Il colosso fu successivamente riadattato colle teste di vari successivi imperatori, prima che Adriano lo spostasse per far posto al tempio di Venere e Roma e l'Anfiteatro Flavio prese quindi il nome di Colosseo nel Medio Evo, proprio da questa statua. La vera residenza di Nerone rimase comunque nei palazzi imperiali del Palatino.

La parte conservata al di sotto delle successive terme di Traiano sul colle Oppio era essenzialmente una villa per feste, con 300 stanze e non una camera da letto e neppure sono state scoperte cucine o latrine. Le camere rivestite di marmo finemente levigato componevano intricate planimetrie, composte di nicchie ed esedre che concentravano o disperdevano la luce del sole. V'erano piscine sui vari piani, e fontane nei corridoi. Nerone s'interessò in ogni dettaglio del progetto, secondo gli Annali di Tacito, e supervisionava direttamente gli architetti Celere e Severo.

Alcune delle stravaganze della Domus Aurea ebbero ripercussioni sul futuro. Gli architetti disegnarono due delle sale da pranzo principali in modo che fiancheggiassero un cortile ottagonale, sormontato da una cupola con un gigantesco abbaino centrale che lasciava entrare la luce del giorno. Fu questo, probabilmente uno dei modelli da cui trasse ispirazione la celeberrima cupola del Pantheon: si tratta in effetti di un esempio precoce dell'utilizzo della tecnica del cementizio, ch'era stata elaborata dai romani a partire dal II secolo AC per lo sviluppo d'ampî e articolati spazî interni, tipico dell'architettura romana. Un'altra innovazione era destinata ad avere una grande influenza sull'arte futura: Nerone pose i mosaici, precedentemente riservati ai pavimenti, sui soffitti a volta. Ne sopravvivono soltanto dei frammenti, ma questa tecnica sarebbe stata imitata costantemente, per diventare un elemento fondamentale dell'arte cristiana: i mosaici che decorano innumerevoli chiese a Roma, Ravenna, Costantinopoli e in Sicilia.

Si tramanda che gli architetti Celere e Severo avessero creato anche un ingegnoso meccanismo, mosso da schiavi, che faceva ruotare il soffitto della cupola come i cieli dell'astronomia antica, mentre veniva spruzzato profumo e petali di rosa cadevano sui partecipanti al banchetto, petali in tali quantità che uno sfortunato ospite ne fu asfissiato.

"Nerone tenne le feste migliori di tutti i tempi," spiegò l'archeologo Wallace-Hadrill ad un giornalista alla riapertura della Domus Aurea nel 1999, dopo anni di chiusura per restauri. "Trecento anni dopo la sua morte, durante gli spettacoli pubblici, venivano ancora distribuiti gettoni con la sua effige — un 'souvenir' del più grande showman di tutti." Nerone, ossesso dal suo status d'artista, certamente guardava alle sue feste come opere d'arte.

Gli affreschi ricoprivano ogni superficie che non fosse ancor più rifinita. L'artista principale era Fabullo, l'unico pittore dell'antichità di cui possiamo effettivamente identificare le opere. La tecnica dell'affresco, applicata al gesso fresco, richiede un tocco veloce e sicuro: Fabullo e i suoi collaboratori ricoprirono una percentuale impressionante dell'area. Plinio, nella sua Storia Naturale, racconta come Fabullo si recasse solo per poche ore al giorno alla Domus, per lavorare solo quando la luce era adatta. La rapidità dell'esecuzione di Fabullo dona un'unità straordinaria alla sua composizione, e una delicatezza sorprendente alla sua esecuzione.

Dopo la morte di Nerone, il terreno della Domus Aurea venne "restituito al popolo romano" dagli imperatori successivi. In circa un decennio la dimora neroniana venne spogliata dei suoi rivestimenti preziosi: i cantieri per le terme di Tito erano già avviati nel 79 d.C. Vespasiano utilizzò lo spazio in cui era stato scavato il lago artificiale per costruire l'Anfiteatro Flavio, col Colossus Neronis nei suoi pressi. Anche le terme di Traiano ed il Tempio di Venere e Roma risiedono nel terreno occupato dalla Domus. In quarant'anni, la Domus Aurea fu completamente obliterata, sepolta sotto nuove costruzioni, ma paradossalmente questo fece in modo che i 'grotteschi' dipinti potessero sopravvivere; la sabbia funzionò come le ceneri vulcaniche di Pompei, proteggendoli dal loro eterno nemico, l'umidità.

Quando un giovane romano cadde accidentalmente in una fessura sul versante del colle Oppio alla fine del XV secolo, si ritrovò in una strana grotta, piena di figure dipinte. Ben presto i giovani artisti romani presero a farsi calare su assi appese a corde per poter vedere loro stessi. Gli affreschi scoperti allora sono ormai sbiaditi in pallide macchie grigie sul gesso, ma l'effetto di queste decorazioni "grottesche," per l'appunto, furono elettrizzanti per l'intero Rinascimento. Quando il Pinturicchio, Raffaello e Michelangelo s'infilarono sotto terra e furono fatti scendere lungo dei pali per poter studiare queste immagini, ebbero una rivelazione di quel ch'era il vero mondo antico. Essi, ed altri artisti che, come Marco Palmezzano, lavoravano a Roma in quegli anni, si diedero a diffondere anche nel resto d'Italia tali "grottesche".

Accanto alle firme di illustri e successivi turisti incise sugli affreschi, quali quelle di Giacomo Casanova e del Marchese de Sade, distanti di pochi centimetri l'una dall'altra (British Archaeology, Giugno 1999), si possono leggere anche le firme di Domenico Ghirlandaio, Martin van Heemskerck, e Filippino Lippi [1].

L'effetto sugli artisti rinascimentali fu istantaneo e profondo: lo si può notare in maniera ovvia nella decorazione di Raffaello per le logge nel Vaticano. La scoperta, però, significò anche l'ingresso dell'umidità nelle sale, e questo avviò il processo di lento, inevitabile decadimento. Alla forte pioggia fu attribuito anche il crollo d'una parte del soffitto (Archaeology, Giugno/Luglio 2001).

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Pantheon

«Il più bel resto dell'antichità romana è senza dubbio il Pantheon. Questo tempio ha così poco sofferto, che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i Romani»(ecco cosa ci mette in discussione con quelli d belle arti...per me restauro è questo!)

Il Pantheon è un edificio di Roma antica costruito in origine come tempio dedicato a tutti gli dèi, o meglio alle 7 divinità planetarie (Sole, Luna, Venere, Saturno, Giove, Mercurio, Marte). In testi più moderni troveremo soprattutto Marte e Venere.

I Romani lo chiamano amichevolmente la Ritonna ("la Rotonda"), da cui il nome della piazza antistante.

Sotto Adriano l'edificio venne interamente ricostruito. I bolli laterizi (marchi di fabbrica sui mattoni) appartengono agli anni 123-125 e si può ipotizzare che il tempio venne inaugurato dall'imperatore durante la sua permanenza nella capitale tra il 125 e il 128. Secondo alcuni il progetto, redatto subito dopo la distruzione dell'edificio precedente in epoca traianea, sarebbe attribuibile all'architetto Apollodoro di Damasco.

Rispetto all'edificio precedente fu invertito l'orientamento, con l'affaccio verso nord. Il grande pronao e la struttura di collegamento con la cella occupavano l'intero spazio del precedente tempio, mentre la rotonda venne costruita sopra la piazza augustea che divideva il Pantheon dalla basilica di Nettuno. Il tempio era preceduto da una piazza porticata su tre lati e pavimentata con lastre di travertino.

L'edificio è costituito da un pronao collegato ad un'ampia cella rotonda per mezzo di una struttura rettangolare intermedia.

Il pronao, ottastilo (con otto colonne in facciata) e con quattro colonne sui lati, misura 34,20 x 15,62 m ed era innalzato di m.1,32 sul livello della piazza, per cui vi si accedeva per mezzo di cinque gradini. L'altezza totale dell'ordine è di 14,15 m e i fusti hanno 1,48 m di diametro alla base.

Sulla facciata il fregio riporta l'iscrizione di Agrippa in lettere di bronzo, mentre una seconda iscrizione relativa ad un restauro sotto Settimio Severo fu più tardi incisa sull'architrave. Il frontone doveva essere decorato con figure in bronzo, fissate sul fondo con perni: dalla posizione dei fori rimasti si è ipotizzata la presenza di una grande aquila ad ali spiegate.

All'interno, due file di quattro colonne dividono lo spazio in tre navate: quella centrale più ampia conduce alla grande porta di accesso della cella, mentre le due laterali terminano su ampie nicchie che dovevano ospitare le statue di Augusto e di Agrippa qui trasferite dall'edificio augusteo.

I fusti delle colonne erano in granito grigio (in facciata) o rosso, provenienti dalle cave egiziane, ed anche i fusti dei porticati della piazza erano in granito grigio, sebbene di dimensioni inferiori. I capitelli corinzi, le basi e gli elementi della trabeazione erano in marmo bianco pentelico, proveniente dalla Grecia. L'ultima colonna del lato orientale del pronao, mancante già dal XV secolo fu rimpiazzata da un fusto in granito grigio sotto papa Alessandro VII e la colonna all'estremità orientale della facciata fu ugualmente sostituita sotto papa Urbano VIII con un fusto in granito rosso: l'originaria alternanza dei colori nelle colonne, dunque, risulta oggi alterata.

Il tetto a doppio spiovente è sorretto da capriate lignee, sostenute da muri in blocchi con archi poggianti sopra le file di colonne interne. Le originarie tegole in bronzo e la volta in bronzo appesa alle strutture di copertura, che le copriva alla vista dallo spazio interno, sono oggi scomparse ad opera di papa Urbano VIII che le fece fondere per costruire 110 cannoni per Castel Sant'Angelo.

Il pronao è pavimentato in lastre di marmi colorati che si dispongono secondo un disegno geometrico di cerchi e quadrati

«Volli che questo santuario di tutti gli dei rappresentasse il globo terrestre e la sfera celeste, un globo entro il quale sono racchiusi i semi del fuoco eterno, tutti contenuti nella sfera cava»
(Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano)

Lo spazio interno della cella rotonda è costituito da un cilindro coperto da una semisfera. Il cilindro ha altezza uguale al raggio (21,72 m) e l'altezza totale dell'interno è uguale al diametro (43,44 m).

Al livello inferiore si aprono otto ampie esedre, a pianta alternativamente rettangolare (in realtà trapezoidale) e semicircolare, una delle quali è utilizzata per l'ingresso. Questo primo livello è inquadrato da un ordine architettonico con colonne in corrispondenza dell'apertura delle esedre e lesene nei tratti di muro intermedi, che sorreggono una trabeazione continua. Solo l'abside opposta all'ingresso è invece fiancheggiata da due colonne sporgenti dalla parete, con la trabeazione che gira all'interno come imposta della semicupola di copertura. Tra le lesene, negli spazi tra le esedre, sono presenti piccole edicole su alto basamento, con frontoncini alternativamente triangolari e curvilinei. Le pareti sono rivestite da lastre di marmi colorati

Un secondo livello aveva un ordine di lesene in porfido che inquadravano finte finestre e un rivestimento in lastre di marmi colorati. La decorazione romana originale fu sostituita da quella attualmente visibile, realizzata nel XVIII secolo (probabilmente negli anni 1747-1752). Nel settore sud-occidentale una parte dell'originario aspetto romano di questo livello fu restaurata successivamente, ma in modo non del tutto preciso.

Il pavimento della rotonda è leggermente convesso, con la parte più alta (spostata di circa 2 m verso nord-ovest rispetto al centro) sopraelevata di circa 30 cm, per far si che la pioggia che scende all'interno del tempio attraverso l'oculo posto sulla cima della cupola, defluisca verso dei canali di scolo posti sul perimetro della rotonda. Il rivestimento è in lastre con un disegno di quadrati in cui sono iscritti alternativamente cerchi o quadrati più piccoli.

L'attuale porta in bronzo, di proporzioni diverse da quelle dell'apertura, proviene da un altro antico edificio.

La cupola è decorata all'interno da cinque file di ventotto cassettoni, di misura decrescente verso l'alto, e presenta al centro un oculo di 8,92 m di diametro. L'oculo doveva essere circondato da una cornice bronzea fissata alla cupola che forse raggiungeva la fila più alta di cassettoni. Numerose cavità presenti nel cementizio permettono di ipotizzare che anche i cassettoni e gli spazi intermedi tra essi fossero rivestiti in bronzo.

All'esterno la cupola è nascosta inferiormente da una sopraelevazione del muro della rotonda (per 8,40 m), ed è quindi articolata in sette anelli sovrapposti, l'inferiore dei quali conserva tuttora il rivestimento in lastre di marmo. La parte restante era coperta da tegole in bronzo dorato, asportate dall'imperatore Costanzo II, ad eccezione di quelle che circondavano l'oculo, tuttora in situ. Lo spessore della muratura diminuisce verso l'alto (da 5,90 m inferiormente a 1,50 m in corrispondenza della parte intorno all'oculo centrale). Inoltre, all'interno della muratura sono stati usati diversi tipi di laterizi sempre più leggeri via via che si procede verso l'alto (nella parte culminante ci sono addirittura delle leggerissime pomici). Questi accorgimenti hanno permesso il bilanciamento del peso della cupola e sono il segreto della sua straordinaria durata (vedi anche la sezione seguente).

La cupola poggia sopra uno spesso anello di muratura in opera laterizia (cementizio con paramento in mattoni), sul quale si trovano aperture su tre livelli (segnalati all'esterno dalle cornici marcapiano). Queste aperture, in parte utilizzate a fini estetici, come le esedre dell'interno, in parte spazi vuoti con funzioni prevalentemente strutturali, compongono una struttura di sostegno articolata, inglobata nell'anello continuo che appare alla vista. Sulla parete esterna della rotonda è ora visibile dopo la scomparsa dell'intonaco di rivestimento, la complessa articolazione degli archi di scarico in bipedali (mattoni quadrati di due piedi di lato) inseriti nella muratura da parte a parte, che scaricano il peso della cupola sui punti di maggior resistenza dell'anello, alleggerendo il peso in corrispondenza dei vuoti.

La particolare tecnica di composizione del cementizio romano permette alla cupola priva di rinforzi di restare in piedi da quasi venti secoli. Una cupola di queste dimensioni sarebbe infatti difficilmente edificabile con le moderne tecnologie, data la poca resistenza alla tensione del cemento moderno. Il fattore determinante sembra essere una particolare tecnica di costruzione: il cementizio veniva aggiunto in piccole quantità drenando subito l'acqua in eccesso. Questo, eliminando in tutto o in parte le bolle d'aria che normalmente si formano con l'asciugatura, conferisce al materiale una resistenza eccezionale. Inoltre venivano utilizzati materiali via via più leggeri per i caementa mescolati alla malta per formare il cementizio: dal travertino delle fondazioni alla pomice vulcanica della cupola.

L'inserzione di un'ampia sala rotonda alle spalle del pronao di un tempio classico rappresenta una novità nell'architettura romana. Il modello dello spazio circolare e coperto a cupola è ripreso da quello delle grandi sale termali che già erano state realizzate in quest'epoca, ma è interamente nuovo il suo utilizzo per un edificio templare. L'effetto di sorpresa nel varcare la porta della cella doveva essere notevole e sembra caratteristico dell'architettura di epoca adrianea, ritrovandosi anche in molte parti della sua villa privata a Tivoli.

Un ulteriore elemento di novità era l'introduzione di fusti monolitici lisci di marmo colorato per le colonne di un tempio, al posto dei tradizionali fusti scanalati in marmo bianco.

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stonehenge

Stonehenge (pietra sospesa, da stone, pietra, ed henge, che deriva da hanging, sospendere: in riferimento agli architravi) è un sito Neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra, circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury sulla piana omonima. È composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti. C'è dibattito circa l'età della costruzione, ma la maggior parte degli archeologi ritiene sia stato costruito tra il 2500 AC e il 2000 AC. L'edificazione del terrapieno circolare e del fossato sono state datate al 3100 AC.

Si deve notare che dall'inizio del XIX secolo molte pietre sono cadute, e sono state rimesse nella loro posizione attuale dagli ingegneri Vittoriani. Se non altro, questo significa che Stonehenge non è così immutabile come certa pubblicità turistica suggerisce.

Il sito è stato aggiunto alla lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1986. È simile al cerchio di pietre della Scozia settentrionale, conosciuto come Anello di Brodgar. Un sito circolare simile, posto in cima a una collina nella Sassonia-Anhalt in Germania, fu il luogo di ritrovamento del Disco di Nebra, attualmente datato attorno al 1600 AC.

Le pietre di Stonehenge sono allineate con un significato particolare ai punti di solstizio ed equinozio. Come conseguenza, alcuni sostengono che Stonehenge rappresenta un "antico osservatorio", anche se l'importanza del suo uso per tale scopo è disputata.

Stonehenge è associato con la leggenda di Re Artù. Goffredo di Monmouth disse che il mago Merlino diresse la sua rimozione dall'Irlanda, dove era stato costruito sul Monte Killaraus, da Giganti che portarono le pietre dall'Africa. Dopo essere stato ricostruito vicino ad Amesbury, Goffredo narra come, prima Uther Pendragon, e poi Costantino III, vennero seppelliti all'interno dell'anello di pietre. In molti punti della sua Historia Regum Britanniae Goffredo mischia la leggenda britannica con la sua immaginazione; è intrigante il fatto che colleghi Ambrosio Aureliano con questo monumento preistorico, portando come prova la connessione tra "Ambrosius" e la vicina "Amesbury".

Stonehenge rimane un luogo di pellegrinaggio per i neo-druidi e i seguaci di credenze pagane o neo-pagane, e fu il luogo di un festival musicale libero tra il 1972 e il 1984. Comunque, nel 1985 il festival fu bandito dal governo britannico a causa del violento confronto tra la polizia e alcuni partecipanti che divenne noto come la Battaglia di Beanfield.

In anni più recenti, il sito di Stonehenge, sulla Piana di Salisbury è stato influenzato dalla prossimità della strada A303, tra Amesbury e Stoke, e dalla A344. Nel passato, un numero di progetti, compresi dei tunnel interrati, sono stati proposti per il sito, e l'English Heritage e il National Trust hanno fatto lunghe campagne per allontanare il percorso delle strade. All'inizio del 2003 il Dipartimento per i Trasporti ha presentato un numero di progetti per l'allargamento di strade, compresa la A303. Il 5 giugno la Highways Agency ha pubblicato un piano di massima per il cambiamento di 13 chilometri di strada a Stonehenge, compreso un tunnel di 2 chilometri che porterebbe la A303 sotto l'attuale tracciato. Il 4 settembre 2003 la Highways Agency ha annunciato una inchiesta pubblica, apertasi il 17 settembre, per valutare se i piani sono adeguati. Molte organizzazioni chiedono un tunnel più lungo che protegga di più il sito archeologico e la campagna circostante. I progetti per il sito comprendono un nuovo centro che dovrebbe aprire nel 2006. Per il 2008 il nuovo schema di strade dovrebbe essere completato e le vecchie vie chiuse.

Legenda:

1) La pietra dell'altare (vedi sotto)
2) Tumulo senza sepoltura
3) Tumulo senza sepoltura
4) La pietra del Sacrificio, lunga 4,9 m
5) La pietra del tallone (vedi sotto)
6) Due delle quattro originarie Pietre della Stazione
7) Sponda interna
8) Fossato
9) Sponda esterna
10) Il viale, una coppia di fossati e sponde paralleli che portano al fiume Avon a 3km
11) Anello di 30 fosse chiamato i buchi Y
12) Anello di 30 fosse chiamato i buchi Z
13) Cerchio di 56 fosse, conosciuto come i buchi di Aubrey
14) Piccola entrata meridionale
La pietra dell'altare: un blocco di 5 metri di arenaria verde. Le pietre principali sono tutte fatte da una forma estremamente dura di arenaria silicea, che si trova naturalmente circa 30 chilometri più a nord, sulle Marlborough Downs. La struttura interna, conosciuta come "Bluestone Horseshoe" è costituita di pietre molto più piccole, che pesano in media 4 tonnellate. Queste sono pietre che sono state estratte dalle Montagne Preseli, nel Galles sud-occidentale. Sono principalmente di dolorite (n.d.t. non certo della traduzione) ma comprendono esempi di riolite, arenaria e ceneri calcaree vulcaniche.

La pietra del tallone un tempo conosciuta come Tallone del Frate(in inglese "Friar's Heel", un anglicizzazione del gallese "Ffreya sul", da Ffreya, dea celtica della fertilità, e sul, giorno del sole). Un racconto popolare, che non può essere datato a prima del XVII secolo, spiega così le origini del nome di questa pietra.
Il diavolo comprò le pietre da una donna in Irlanda, le avvolse e le portò sulla piana di Salisbury. Una delle pietre cadde nel fiume Avon, le altre vennero portate sulla piana. Il diavolo allora gridò, "Nessuno scoprirà mai come queste pietre sono arrivate fin qui". Un frate rispose, "Questo è ciò che credi!", allora il diavolo lanciò una delle pietre contro il frate e lo colpi su un tallone. La pietra si incastrò nel terreno, ed è ancora li.

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Moai

I Moai sono statue che si trovano sull'Isola di Pasqua. Nella maggior parte dei casi si tratta di statue monolitiche, cioè ricavate e scavate da un'unico blocco di tufo vulcanico; alcune possiedono sulla testa un tozzo cilindro (pukau) ricavato da un altro tipo di tufo di colore rossastro, interpretato come un copricapo oppure come l'acconciatura un tempo diffusa tra i maschi.

Ci sono più di 600 Moai conosciuti sulla superficie dell'isola. La quasi totalità di questi sono stati ricavati da un tufo basaltico del cratere Rano Raraku, dove si trovano quasi 400 statue incomplete. Questa roccia a grana eterogenea è relativamente tenera, a differenza del basalto, che deriva dalla solidificazione di un magma. I cappelli sono invece stati ricavati da un tufo rossastro proveniente dal piccolo cratere di Puna Pau, distante circa 10 chilometri da Rano Raraku.

La cava di Rano Raraku sembra essere stata abbandonata all'improvviso, con alcune statue lasciate ancora incomplete nella roccia. Tra queste vi è la statua più grande, lunga 21 metri. Praticamente tutti i moai completati furono probabilmente abbattuti dagli indigeni qualche tempo dopo il periodo della costruzione, ma anche i terremoti potrebbero aver contribuito al ribaltamento delle statue.

Sebbene vengano spesso identificati con le teste, molti dei moai hanno spalle, braccia, torsi, che sono stati piano piano, negli anni, sotterrati dalla terra circostante. Il significato degli moai è ancora oggi poco chiaro e esistono ancora molte teorie a proposito.

La teoria più comune è che le statue siano state scolpite dai polinesiani abitanti intorno al 1000 Avanti Cristo. Si ritiene che siano le rappresentazioni degli antenati defunti o di importanti personaggi della comunità, a cui vengono dedicate questi gesti di riconoscenza. I Moai sono stati probabilmente artefatti molto costosi; non solo la scultura di ogni statua avrebbe richiesto anni di lavoro, ma avrebbero dovuto anche essere trasportate per tutta l'isola fino alla loro posizione finale. Non si sa esattamente come i moai siano stati spostati, ma quasi certamente il processo ha richiesto slitte e/o rulli di legno. Si pensa che la domanda di legno necessaria a supportare la continua erezione di statue abbia portato al totale disboscamento dell'isola. Questo spiegherebbe perché la cava sia stata abbandonata all'improvviso.

Le antiche leggende dell'isola parlano di un capo clan in cerca di una nuova casa. Il posto che scelse è quella che noi oggi conosciamo come Isola di Pasqua. Alla sua morte, l'isola venne divisa tra i suoi figli. Ogniqualvolta un capo di uno dei clan moriva, un moai veniva posto sulla tomba dei capi. Gli isolani credevano che queste statue avrebbero catturato i "mana" (poteri soprannaturali) del capo. Credevano che mantenendo i mana dei capi sull'isola, si sarebbero verificati eventi propizi, sarebbe caduta la pioggia e le coltivazioni sarebbero cresciute. Questa leggenda potrebbe essere cambiata rispetto all'originale, dal momento che si è tramandata oralmente per lungo tempo. Qualsiasi cosa potrebbe essere stata aggiunta a questa leggenda per renderla più interessante.

 
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lotus in dream
view post Posted on 5/11/2006, 14:28




io c aggiungerei la nuova pagoda completamente in oro che stanno costruendo in india!!!è la più alta al mondo!vedo d ricercare il giornale in cui ho letto la mews per darvi more info!
 
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lon_cynthia
view post Posted on 5/11/2006, 15:45




thx! ^^
 
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lotus in dream
view post Posted on 7/11/2006, 20:27




ok!ecco le info:la global pagoda d bombay,sull'isola d gorai,è alta 100metri,può ospitare 8000persone nella sala d meditazione ed è costruita in mattoni e pietre,senza pilastri.l'architetto indiano chandubhai sompura ha impiegato la tecnica dell'incastro(servirsi del peso stesso della pietra x farla sostenere ina lto dalla stessa forza che la farebbe cadere in basso),cn tecniche antiche indiane e trucchi modernissimi d lavorazione delle pietre.l'altezza della cupola è 27 metri,ma ha una base ottogonale d 90 metri d diametro.il tempio è realizzato sul modello della shwedagon pagoda d yangon nel myanmar,e le reliquie custodite all'interno sn state donate in aprte dal governo indiano e in parte da quello dello sri lanka.
nella pagoda si terranno anche corsi d vipassana per principianti e "avanzati".
 
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lon_cynthia
view post Posted on 8/11/2006, 19:04




aggiungo la cupola distrutta dalla guerra, quella immensa e tutta d'oro della moschea!
 
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lotus in dream
view post Posted on 12/11/2006, 12:11




cn tutte le cose che la guerra ha distrutto...pensa a tutte le ricchezze irachene che sn andate perdute..i tesori nascosti sn quelli più belli!
 
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lon_cynthia
view post Posted on 12/11/2006, 12:14




sì...come un'iscrizione rupestre che non si sa a quando risale, ma è tipo il primo esempio d pancrito che è stata fotografata da uno studioso italiano e poi distrutta dalla guerra lì in iran...così nn si saprà mai datarla, o quasi....che roba...
 
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lotus in dream
view post Posted on 12/11/2006, 12:33




esatto..cioè..nn c sn parole..oppure tesori che vengono trafugati e venduti illegalmente a ricconi collezionisti..che roba!!!
 
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lon_cynthia
view post Posted on 9/8/2007, 22:15




cmq tanto per nn dimenticare:

SIAMO NOOOI!!! ahahahhahah!!!avevamo proprio ragioone in questo topic!!! *-*
 
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lotus in dream
view post Posted on 18/8/2007, 16:28




oddio nn ti seguo:per nn dimenticare cosa?
 
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arisa
view post Posted on 18/8/2007, 20:51




forse...che la storia siamo noi??? XDDDDD

mi sono fatta influenzare dall pubbl in tivi...XD
 
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lotus in dream
view post Posted on 24/8/2007, 17:20




ahahahaha XDDDDD
 
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12 replies since 4/11/2006, 18:41   575 views
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