Replying to il vampiro: il mito, le sue origini, la sua evoluzione nella storia
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lon_cynthiaPosted: 7/9/2008, 16:46
questo post ha ricevuto più visite di quanto mi aspettassi....visto? pare ci fosse proprio molta ignoranza in materia...
atuanardoPosted: 5/9/2008, 18:28
uhhhhhhhhhhhhhhh
uff...........
bvvvvvvvvvvvvvvvvvv
dopo un po' di suoni messi lì alla dick of dog.....
iniziamo su
iniziamo con il dire che quella del vampiro è una leggenda antichissima nata, con diversità ma anche con punti in comune, in tutti i continenti...........
i punti in comune sono che:
solitamente è un morto tornato in vita (non-morto)
si nutre di umani che uccide o cui surge lo fluido vitale
Qui di seguito metterò una citazione da wikipedia, doverosa però una breve prefazione in cui voglio spiegare che prima del romanzo di polidoro, il vampiro era solo una pura leggenda presente in molti popoli ma a cui nessun scrittore aveva dato nota. Dopo il romanzo "il vampiro" (nato più che altro per una scommessa se non erro) si ha avuto pian piano, prima una emulazione, magari prendendo spunto da leggende diverso, per poi evolversi nelle varianti odierne; degna di nota quella di bram stoker con la nascita dell'immagine del vampiro nobile che nel suo nutrirsi cela anche aspetti erotici per la vittima......





Vampiro
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il vampiro è una figura mostruosa presente, sotto le più varie forme, nel folklore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue. La figura del vampiro ha subito molte modifiche nei secoli e solo recentemente ha acquisito un certo fascino sinistro che ci è tramandato dalla letteratura e dal cinema.

È stata avanzata l'ipotesi che la figura del vampiro sia l'interpretazione fantastica della malattia oggi nota come porfiria.


Etimologia del nome

I vampiri, come tramandato dalla tradizione, sono morti che tornano dalla tomba per succhiare ai viventi l'essenza vitale (preferibilmente il sangue). Il termine vampiro ha origine slava: riconducibile alla radice -pi, mago, stregone, e al verbo lituano wempti, bere, succhiare. Chiamati vampir in Croazia e Serbia, wampyr in Bulgaria, upiór in Polonia, upyr' in Russia, si distinguono non solo per i nomi, ma anche per caratteristiche e modus operandi e, per lungo tempo, sono stati considerati tutt'altro che un parto fantastico di leggende perse nel tempo.




Le origini del mito

Stando ai ritrovamenti archeologici, la paura che un morto potesse tornare a tormentare un vivo è antichissima. Ad esempio, in molte necropoli preistoriche sono stati rinvenuti resti con pietre piantate sul corpo.[citazione necessaria] Questa pratica è ancora oggi diffusa in alcune regioni a influsso Vodun per impedire al morto di tornare dall'aldilà.

Il più antico testo vampirico di cui si è a conoscenza è una tavoletta babilonese conservata al British Museum su cui è incisa una formula magica che serve a proteggere dai demoni succhia sangue, gli etimmé.

Risalendo la storia dei popoli troviamo, nella tradizione ebraica antica, l'aluka cioè il succhiasangue. Quest'essere assale i viandanti che si sono persi nel deserto e ne beve il sangue. Non a caso, tra i precetti della Torah, c'è anche il divieto di bere il sangue, veicolo dell'essenza vitale degli esseri viventi.

La stessa figura biblica di Lilith, che riprende il demone assiro lilitu, era un demone di genere succubus (la versione femminile degli incubus, demoni dalla forma spettrale piuttosto che corporea). Prima e malvagia moglie di Adamo, Lilith è ritenuta nella tradizione ebraica la madre di tutti i vampiri: come tutte le succubi, è golosa di seme umano e per questo entra di notte nel letto degli uomini per prosciugarli della loro forza vitale. Da Lilith discendono anche le lilin, che succhiano il sangue dei bambini. Secondo la tradizione, se un bambino sorride nel sonno durante la notte del sabato ebraico, si dice che sta giocando con Lilith: per salvarlo, gli si strofina il naso per tre volte e si dice la frase augurale: Adamo, Eva, fuori Lilith!. Foglietti con questa stessa frase augurale vengono appesi nella stanza e nella casa delle partorienti.

Anche greci e romani avevano una loro mitologia vampirica, perlopiù rappresentata da vampiri di sesso femminile, che si unisce con una certa tradizione sciamanica europea. La lamia, ad esempio, regina dei succubi, è una sorta di strega, che a volte appare in forma di bella fanciulla, a volte come vecchia donna, a volte anche con sembianze animali, preferibilmente un serpente con la testa di donna. Nella Roma antica si aggiunge anche la strix, diretta antenata delle strie italiane e degli strigoi rumeni. Questo essere dalla forma d'uccello rapace assetato di sangue, che beveva con un lungo e affilato becco, viene così descritta da Ovidio:

Si dice che strazino i fanciulli ancora lattanti
e pieno di sangue tracannato abbiano il gozzo
Hanno nome di strigi: causa del nome
è che sogliono di notte orribilmente stridere

Altra letale fanciulla era l'empusa, che per una particolare malia, appare come una splendida fanciulla, quando in realtà nasconde mostruose e ripugnanti fattezze: ha un piede di bronzo ed uno di sterco d'asina.

Infine ricordiamo le mormos, vampire un po' più gradevoli, al servizio di Ecate, dea della notte, della magia nera e protettrice delle streghe.



I primi esempi di letteratura sui vampiri

Il primo racconto compiuto sui vampiri a noi pervenuto è di Filostrato. Questi riporta, nella Vita di Apollonio di Tiana, la storia del giovane Menippo che salva il suo maestro Apollonio dalle terribili trame di una empusa, utilizzando una lingua sciolta e tanta fantasia.

Testimonianze ancora più importanti sui non-morti dell'antica Roma ci pervengono dal resoconto di un certo Flegone Tralliano, liberto dell'imperatore Adriano, che narra la vicenda di Philinnio, giovane fanciulla da poco morta. Philinnio torna dalla tomba per amore di Machate, giovane ospite nella casa dei genitori di lei. Svegliata da rumori notturni la vecchia balia della ragazza si alza e la scorge nel letto del giovane. Scoperta quindi dai genitori ansiosi di riabbracciarla, Philinnio deve fare ritorno al suo stato di morta e crolla sul letto senza vita. Sconvolti per l'accaduto gli abitanti del villaggio si rivolsero al saggio Ryllus che ordinò loro che per nessuna ragione permettessero che il corpo di Philinnio fosse ricollocato nel sepolcro, ma si assicurassero che fosse immediatamente incenerito in un luogo lontano, fuori dalle mura della città. Al vedere bruciare il corpo della sua giovane amata, il povero Machate si suicida.

Questa vicenda fu ripresa, in poesia, da Goethe, che l'ambientò a Corinto. Fu, probabilmente, anche la fonte del racconto Arria Marcella di Théophile Gautier).




Poteri dei vampiri

Ai vampiri nella tradizione secolare sono stati attribuiti diversi poteri oltre all'immortalità; essi sarebbero infatti dotati di poteri ipnotici che consentivano di assoggettare al loro volere le vittime.

Inoltre si credeva che fossero in grado di mutare il proprio aspetto a piacimento: la leggenda più affermata è che essi possano divenire fumo, nebbia, lupi o pipistrelli.

Nel folklore cinese i vampiri hanno la capacità di volare e di uccidere con il soffio, nutrendosi anche a distanza del sangue e delle parti molli (occhi, cervello, pelle) delle proprie vittime

Si sostiene poi che fossero quasi invulnerabili alle ferite e le loro carni si rigenerassero durante il sonno diurno provocando delle guarigioni velocissime; inoltre il vampiro può guarire le ferite umane con alcune gocce del proprio sangue.

I vampiri inoltre non si possono guardare allo specchio perchè la luce del sole rifletterebbe su di loro. anche se loro hanno la possibilità di girare di giorno...anche se il sole li rende più deboli. hanno inoltre bisogno di un aiutante umano. si riteneva anche che l'aglio li tenesse lontani.




Scongiuri e rimedi al vampirismo

Ogni folklore ha ideato dei rimedi propri al vampirismo. Tra essi ricordiamo l'uso di armi di argento taglienti e perforanti, l'uso di un paletto di legno di frassino da conficcare nel loro cuore, l'aglio come blanda misura precauzionale e ultima ma non per importanza la fede religiosa e/o una profonda rettitudine di pensiero e morale.
Essendo dei non-morti, cioè degli esseri non completamente vivi, i vampiri vengono ritenuti immuni a danni normali come possono essere quelli causati da un incidente. Tale resistenza fisica non li rende, però, necessariamente abili in tutto: li si può catturare o immobilizzare con corde o simili e non sono immuni alle normali leggi fisiche, nonostante tutto, pur avendo molti poteri sovrannaturali quali l' ipnosi e, in alcuni casi, la capacità di assumere una forma gassosa che permette loro di infiltrarsi persino negli ambienti più angusti.

Inoltre allontanandosi dal vampiro fisicamente ci si allontana anche mentalmente e non se ne subisce più l'influenza,salvo che ormai si sia già sotto la sua influenza dovuta al morso.

Un modo molto utilizzato per distruggere i vampiri, era quello di pugnalarli al cuore con un paletto di frassino(come scritto sopra) poi tagliare la testa dal collo, mettergli un pezzo d'aglio in bocca e sepellire lontano il corpo dalla testa.




Le epidemie

Da questi primi miti greco-romani, probabilmente influenzati da miti più antichi provenienti dall'Oriente, la leggenda del vampiro si è diffusa nell'Europa dell'Est e da qui in tutto l'Occidente. Questa, però, si rivelò molto più di una semplice leggenda, ma una vera e propria epidemia, che venne documentata fin dal Seicento. Si parte dal 1672 in Istria con il vampiro Giure Grando di Coriddigo, quindi in Grecia (1701), Prussia Orientale (1710 e 1721), Ungheria (1725-30), Serbia (1725-32), Slesia (1755), Valacchia (1756), Russia (1772) e via discorrendo. In ognuno di questi casi, gli inquisitori produssero una vasta e dettagliata documentazione, in cui venivano descritte esumazioni di cadaveri, che presentavano crescita di capelli e unghie dopo la morte, colorito acceso e che emettevano urla strazianti e inumane una volta che veniva tagliata loro la testa e infilato un paletto nel cuore, il tutto rilasciando dalle ferite così inferte fiotti di sangue fresco (per chiunque abbia una minima base di tanatologia sarà facile riconoscere i classici segni della decomposizione, infatti la crescita di capelli, unghie e denti è dovuta al ritiro dei tessuti, così come il fluido rosso, erroneamente scambiato per sangue, non è nient'altro che un classico prodotto provocato dalla decomposizione degli organi interni, per quanto riguarda la temperatura elevata dei liquidi putrescenti invece, si deve sapere che durante il processo post-mortem di "digestione batterica" viene prodotto calore).

Molte furono le personalità che si occuparono di vampiri, ottenendo, a buon diritto, il titolo di vampirologi (Dom Augustin Calmet, Collin De Plancy, Montague Summers), ma la summa sull'argomento è un'opera di oltre 900 pagine redatta dall'abate Augustin Calmet, Dissertation sur les Apparitions des anges, des démons e des esprits et sur les revenants et vampires de Hongrie.

Calmet raccolse nel suo tomo tutte le testimonianze e le leggende sui vampiri (denominati revenants, spettri che ritornano), cercando anche di dare spiegazioni razionali ai fenomeni: morti apparenti, differenti gradi di decomposizione, e altre ancora. La spiegazione che però l'abate proponeva più spesso era quella soprannaturale: i vampiri erano, infatti, considerati da Calmet dei veri e propri demoni, che conservavano dopo la morte una vera esistenza. Essi erano in grado di uscire dalle bare attraverso dei fori praticati sulla bara, probabilmente smaterializzandosi e rimaterializzandosi, e quindi andavano tra i vivi in caccia del sangue necessario per proseguire la loro immonda esistenza.

A questa maledizione ci si poteva opporre solo con la Magia Postuma, dal titolo di un trattato del 1706 di Ferdinand De Schertz: come già descritto, consisteva nel mutilare ed aggredire il cadavere del sospetto vampiro tramite la decapitazione e la distruzione del suo cuore. Questa pratica imperversò un po' in tutta Europa e solo nel 1755 si ebbe un freno grazie all'imperatrice Maria Teresa che con una legge imperiale ne impedì l'applicazione nei territori da lei retti: già questo semplice divieto fece terminare le epidemie di vampirismo.

I vampiri, però, continuarono ad essere oggetto dell'attenzione del popolo: nel 1816, ad esempio, Prosper Mérimée, l'autore di Carmen, fu testimone di un caso di vampirismo in Serbia, assistendo all'esumazione e alla distruzione del cadavere, mentre nel 1909, in Transilvania, venne dato alle fiamme il castello di un altro vampiro.




Le epidemie inglesi

Come detto già nel Regno Unito del XII secolo si iniziavano ad avere resoconti di casi di vampirismo. In questi primi resoconti ci si riferisce alla creatura (generalmente un morto ritornato alla vita) come ad una sanguisuga. Un esempio sono i numerosi casi che si riscontrano a Newburg, tutti riportati da tal Guglielmo di Newburg. Ad esempio, un uomo, seppellito alla vigilia dell'ascensione, a partire dalla notte successiva e per tre notti di seguito si presenta alla moglie e le si getta addosso, lasciandola praticamente senza fiato. La moglie, però, la terza notte si fa trovare preparata e si organizza con un gruppo di amici, la cui presenza spinge il morto a fuggire urlante. Nelle notti successive il povero morto inizia a spaventare gli abitanti del villaggio, anche in pieno giorno: a quel punto gli abitanti chiedono consiglio alle autorità religiose, che propongono una soluzione:

I teologi raccomandano al vescovo di far bruciare il corpo, ma questo metodo sembra al prelato "del tutto indesiderabile e sconveniente". Preferisce scrivere di suo pugno un decreto di assoluzione per il morto. Aperta la tomba, il corpo è trovato incorrotto "precisamente com’era il giorno della sepoltura", e da quel momento gli incidenti cessano completamente.

Molte altre di queste apparizioni si verificano un po' in tutta l'Inghilterra e non risparmiano nessuno: basta semplicemente morire senza essere stati confessati, come un altro eminente cittadino di Newburg che, caduto dal tetto della sua casa mentre cercava le prove del tradimento della moglie, continuerà a terrorizzare, dopo morto, i cittadini. Il suo corpo si dice sia stato ritrovato in parte gonfio e decomposto, con il viso florido. Quando questi venne colpito, ne fuoriuscì una gran quantità di sangue caldo, a dimostrazione del fatto che il morto si era nutrito del sangue succhiato da molte vittime. Il corpo venne, quindi, portato fuori dalle mura del paese per essere bruciato.




L'attacco al villaggio serbo di Medvedja

Dicono le cronache che nel 1731 il villaggio di Medveđa (Medvedja), in Serbia, venne attaccato dai vampiri, provocando la morte di parecchie persone. Venne inviato a compiere le indagini l'ufficiale medico Johannes Fluchinger, che redasse un dettagliato resoconto. Quelli che seguono sono dei semplici estratti, tratti dal servizio in terza di copertina del numero 6 di Dampyr:

Ho condotto l'indagine con la consulenza di altri due ufficiali medici, in presenza del capitano della locale compagnia di hajduk (fanteria serba) e degli hajduci più anziani del villaggio. I quali mi hanno riferito ciò che segue: cinque anni fa un hajduk locale, Arnold Pavle, si ruppe il collo cadendo da un carro. Lo stesso Pavle, in vita, aveva detto di essere stato morso da un vampiro, presso Gossowa nella Turchia serba. Per liberarsi dall'influsso maligno, aveva mangiato terra presa dalla tomba del presunto vampiro. Tuttavia, una ventina di giorni dopo la sua morte, alcune persone dissero che Pavle era tornato a tormentarle ed, in effetti, quattro di loro morirono. I paesani disseppellirono Pavle quaranta giorni dopo la sepoltura e trovarono il suo corpo intatto. Sangue fresco era colato da occhi, naso, orecchie, bocca; camicia, sudario e bara erano pieni di sangue; le unghie delle mani e dei piedi erano ricresciute. Da ciò si dedusse che Arnold Pavle era un vampiro e, secondo l'usanza, gli fu piantato un paletto nel cuore. In quello stesso istante, egli emise un forte gemito e un fiotto di sangue schizzò fuori dal suo corpo. Indi, il cadavere fu arso e ridotto in cenere. Così si dispose anche dei quattro uccisi da Pavle. (...)
Quindici giorni fa una ragazza di nome Stanacka si svegliò a mezzanotte gridando di essere stata aggredita da un certo Miloje, che era stato sepolto nove settimane prima. (...)

Il 12 dicembre del 1731 gli abitanti di Medvedja si recarono al locale cimitero per riesumare le salme e distruggere tutti i presunti vampiri presenti. Con sommo orrore dell'ufficiale, si constatò che molti corpi erano in buono stato di conservazione:

Le teste dei vampiri furono fatte tagliare da degli zingari di passaggio e poi bruciate con i corpi. Le ceneri furono gettate nel fiume Morava.

Questi brani, che sembrano tratti da un racconto del terrore, provengono in realtà da un resoconto di un ufficiale dell'Impero Austro-Ungarico.In realtà ,probabilmente è quasi tutto vero,e si può interpretare così: 1. Il fatto che i corpi siano quasi intatti dipende probabilmente dal clima e dalla temperatura che sono diversi di paese in paese.Probabilmente nella zona dove è avvenuto il fatto la temperatura è abbastanza bassa,è ciò ha impedito ai batteri decompositori di consumare il corpo. 2.Il sangue trovato sul corpo e nella bara proviene dal cadavere.Il sangue al suo interno è fuoriuscito quando la pelle,dopo la morte,si è ritirata,facendo uscire la sostanza ematica dalle aperrture presenti( bocca,naso,occhi,orecchie). 3.L'urlo che il cadavere ha lanciato quando è stato trafitto è in realtà,il rumore dei gas provienienti dalla decomposizione del corpo che sono fuoriusciti con forza quando è stato trafitto,facendolo rizzare in piedi e facendo schizzare il sangue fuori. 4.Certe persone sono affette da rare malattie genetiche e cromosomiche che li rendono sensibili alla luce,pallidissimi di carnagione e allergici all'aglio.E'probabilmente da qui che è nato il mito del vampiro. Si può quindi ben osservare come molte delle situazioni e delle atmosfere della letteratura vampirica non sono delle esclusive invenzioni degli autori, ma spesso dei semplici adattamenti delle oscure atmosfere che si respiravano negli sperduti villaggi dell'Europa Orientale.
lon_cynthiaPosted: 5/9/2008, 18:10


Bene...notando quanto ci sia carenza di nozioni fantasy, e quanto recenti pubblicazioni siano arrivate ad offuscare (in alcuni casi) quella che è la vera leggenda dei vampiri, ecco una pagina in cui io e il caro atua esporremo tutta la verità riguardo il mito dei vampiri.


In primis alcune precisazioni: ad alcune persone non è chiaro il concetto che se pur si tratta di fantasy, ci sono dei caposaldi che definiscono delle creature. Es. le sirene sono tipe con la coda di pesce...le arpie sono uccelli con la testa di donne....i vampiri sono esseri che per sopravvivere devono nutrirsi di sangue umano, muoiono sotto la luce solare, ed hanno i canini pronunciati...

Se si escludono questi particolari parliamo di uno scoinvolgimento del mito....liberissimo chiunque di farlo...ma non si può poi rivendicare questa "visione totalmente personale" dei vampiri come la visione "originale e vera" del mito....

Prego Atua.... :te: